lunedì 9 gennaio 2012

Ancora sui pannolini compostabili!

Per l'anonimo e per tutti quelli che hanno letto e commentato il mio post qui sotto sui "Pannolini compostabili!" del 21 dicembre 2011, sempre e comunque benvenuti, ecco la risposta integrale di Marco Benedetti, Presidente Wip SpA che è pure un ricercatore e fa parte del Consiglio nazionale di Legambiente.

"L’anomino spiega che anche le plastiche con determinati additivi diventano biodegradabili. Mi permetto ribattere che non è così; conosco bene di cosa si parla, ho visitato impianti sia in Italia che in Inghilterra e India che producono film utilizzati per produrre sacchetti della spesa in polietilene (cioè lo stesso materiale sintetico dei “vecchi sacchetti”) aggiungendo un additivo chimico per renderli ambiguamente biodegradabili. Non solo questa parola è usata impropriamente ma ingiustamente, mettendo in confusione i consumatori. La plastica così realizzata non si “biodegrada” affatto ma si disgrega ovvero si rompe in piccoli pezzi perché l’additivo in realtà è sensibile all’umidità ed altri agenti naturali e nel terreno o alla luce finisce per spezzettarsi aggiungendo danni ai danni (ci vorranno almeno altri 500 anni perché i pezzettini finiscano “forse” assorbiti dalla natura come sabbia). Ma anche un albero che cade in una foresta pur essendo naturale e di fatto biodegradabile, ci mette anni per decomporsi a volte riesce perfino a pietrificarsi (la velocità di biodegradazione dipende dalle varie condizioni ambientali/climatiche per es. in Italia quando è più freddo la decomposizione avviene più lentamente perché i batteri sono naturalmente meno attivi, al contrario in estate. La differenza dove sta allora: l’albero è in grado di riprodursi in poco tempo, può essere coltivato ed è quindi una risorsa sostenibile; il petrolio non si riproduce in tempi rapidi ma occorrono migliaia di anni e particolari condizioni di temperatura e pressione perché la natura lo riproduca.
Per i prodotti agricoli la riproduzione è ancora più accelerata perché annuale come il mais, che l’anonimo cita, facendo intendere che chi produce biopolimeri è un “affamatore di popoli”.
Anche in questo caso non è proprio così oggi e non mi piace che i biopolimeri vengano affiancanti al problema dei biocarburanti; i biopolimeri sono ottenuti da semi altrimenti non utilizzabili dall’industria alimentare (perché piccoli, troppo “bucciosi” cioè non redditizi) e come le plastiche sintetiche sono “riciclabili” (quindi il problema è caso mai il loro recupero) mentre i biocarburanti si bruciano e producono altro CO2.
Inoltre ad oggi ne sono prodotti annualmente neppure lo 0,1% di tutte le plastiche sintetizzate dal petrolio. Quindi niente fame ma comunque guai ad abbassare la guardia. Mancano ancora leggi in materia e la speculazione è comunque sempre in agguato. Una domanda migliore sarebbe stata: ma il biopolimero con cui si produce il mater-bi (che è un marchio) deriva da mais ogm? Il mais proveniente ma molte parti del mondo lo è ma in Europa non viene coltivato e Novamont (che produce il mater-bi) acquista mais europeo non transgenico. In altri casi può essere che il mais da cui si ricava il glucosio base per altri biopolimeri in origine sia ogm e noi lottiamo perché non lo sia; esigiamo che che l’amido da cui si estrae il glucosio non lo sia. Ed è così.
Io che non sono affatto contrario alla plastica di sintesi (per alcune sue proprietà davvero uniche) sono invece contrario ad un loro uso indiscriminato soprattutto quando questo è una scusa perché è ancora la materia più economica per usi industriali, la più duttile, la più facile da trasformare in mille forme e “deregolamentata” perché in mano a poche mani (spesso sporche). Il caso dei pannolini che produciamo è una di quelle applicazioni sbagliate o meglio sorpassate perché i biopolimeri sono altrettanto efficienti, il ciclo industriale è molto meno impattante per l’ambiente, non surriscalda ecc. Infatti non usiamo biopolimeri solo perché biodegradabili ma perché migliori per l’impatto sulla salute (almeno in questa applicazione).
In altre parole occorrerebbe, prima di emettere un giudizio definitivo, capire perché si usano i materiali con cui si fabbrica un prodotto e non criticarli a priori perché questo danneggia anche chi come noi opera perché si riducono i danni all’ambiente e alle persone e non per specularci sopra. Ridurre gli sprechi però si può e quindi si deve e qui ha ragione l’anomino.
Infine noi abbiamo ottenuto la certificazione di compostabilità (industriale) dei pannolini proprio perché la legge 12432:2002 stabilisce i termini della “compostabilità” di un oggetto e non soltanto della biodegradabilità (che resta la condizione essenziale per essere compostabile e non viceversa). La compostabilità industriale è comunque un metodo industriale ma comunque naturale e non lascia residui chimici sul suo cammino né inquinamenti tossici. La compostiera di casa invece d’inverno non funziona perché i batteri non sono attivi mentre i rifiuti purtroppo si producono estate ed inverno nelle stesse quantità, anzi nel caso forse più in inverno che d’estate (almeno alle nostre latitudini). Per tutti gli anonimi abbiamo un piccolo centro didattico in fabbrica proprio per ridurre le parole e toccare con mano i fatti".

Marco Benedetti

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per l'invito al centro didattico, ma non ho tempo, e sinceramente se devo fare uno studio di qualsiasi genere , preferisco un ambiente diciamo "universitario" o di ricerca.

Detto questo non voglio togliere nulla al vostro centro didattico sicuramente valido ed innovativo come la vostra azienda, che io non volevo assolutamente denigrare.

Io non son un ambientalista, mi i limito ad un uso parsimonioso di tutte le cose siano esse biodegradabilie, compostabili, rinnovabili non rinnovabili ecc ecc..... denaro incluso.

Questa è una mia filosofia di vita che non voglio certo imporre a nessuno.
Allo stesso tempo vorrei che nessuno debba impormi se usare una cosa anzichè un 'altra strumentalizzandone certe virtu' salutistiche o ambientalistiche.

Diciamo, che se devo avere un riferimento in tema di ambiente, mi associo semplicemnte a quello che è lo studio, secondo me, piu' attendibile del settore e cioè "Il calcolo dell'"impronta ecologica" con tutti i suoi limiti e i suoi difetti.

Cordiali Saluti